Path: cosa è?

Path è stato lanciato poco più di un anno fa. Ma ammetto di non averne  mai sentito parlare prima di una settimana fa.
La sua funzione principale mi sa di “già visto”: estendere le azioni quotidiane della tua vita con amici e familiari sfruttando la voglia di condivisione e di protagonismo di molte persone.

L’applicazione è disponibile per iPhone e Android, la sua grafica e la sua interfaccia sono gradevoli e pur avendo concorrenti mooolto grandi e blasonati come Facebook o Instagram, la gente dimostra di apprezzare l’app tanto è che gli utenti che la usano sono in continua crescita.
Da una rapida ricerca sul web sembra che proprio l’interfaccia, unita alla velocità, rendano questa applicazione così piacevole da utilizzare.
Altro tema che rende Path così apprezzato è la possibilità di condividere il tuo stream con poche persone evitando le possibili contaminazioni esterne tipiche di Facebook prima maniera. E forse è questo il suo segreto: Path è un micronetwork, non è pensato per avere troppi contatti.
L’app è stata già oggetto di attenzioni da parte di Google e Facebook che, sembrerebbe, abbiano già fatto delle proposte di acquisto – invitanti-  ma senza successo. Per ora almeno…
La sensazione però è che ancora una volta il fattore disabilitante non sia dato dalla tecnologia quanto dalle persone. La tendenza infatti è quella di fare “volume” invitando e seguendo quante più persone possibili invece di fare una attenta selezione puntando semmai alla creazione di una cerchia limitata di amici e contatti alternativo a Facebook. Teniamolo bene in mente: Path è un micronetwork, non è una rete di interesse generale come Twitter o un social network come Facebook.

Il vostro sito: o mobile o niente

I dati del mio sito dimostrano una tendenza inarrestabile: i visitatori usano un dispositivo con iOS dunque o un iPhone o un iPad o al limite un iPod Touch.
Solo l’anno scorso ioOS incideva si e no per il 15%.

 

 

 

La crescita degli accessi da mobile non è una novità ma è l’ennesima conferma che la vostra comunicazione deve essere pensata e organizzata per essere fruita da dispositivi portatili.

Dieci consigli per le aziende che vogliono usare Instagram

Ripubblico un post uscito 10 giorni fa sul sito dedicato alla community degli instagramers italiani e scritto dal sottoscritto.

 

 

 

 

Quello che si è appena concluso è stato un anno fantastico per i brand che hanno deciso di collaborare con noi community managers.  Insieme abbiamo  sviluppato tantissimi progetti. L’obiettivo di questo post è condividere un decalogo di suggerimenti da tenere a mente. Eccoli.

Dieci consigli per i brand su Instagram

  1. La community non è fatta di soli influencer ma di tante, tantissime persone. Non scambiate gli instagramers per bloggers. Il successo viene da una partecipazione collettiva e non da singoli richiami. E se proprio volete identificare alcuni instagramers concentratevi sul like rate ossia sulla percentuale fra followers e like ricevuti su ogni foto caricata.
  2. Se siete un brand non forzate la mano chiedendo di fotografare i vostri prodotti. Gli instagramers partecipano volentieri ma a patto di non diventare portatori sani del brand.
  3. Per la stessa ragione non chiedete di usare un hashtag che contenga il vostro brand anche se esistono chiaramente delle eccezioni.
  4. Concentratevi sui vostri valori di marca e fateli emergere in maniera semplice.
  5. Tenete il gioco più semplice possibile. Chi usa Instagram appartiene a tutte le fasce sociali e culturali. L’equazione “possesso smartphone = utente altospendente e con alto livello di istruzione” è ormai roba vecchia.
  6. Non fate durare troppo l’iniziativa: ci sono tanti progetti su Instagram e il brutto e il bello di questo social network è che non esistono gerarchie nelle informazioni. Conviene dunque concentrarsi su un periodo di tempo ristretto (7 giorni – 10 al massimo) massimizzando l’efficacia della comunicazione.
  7. Proponete visibilità. La partecipazione è spontanea se il vostro progetto ha una spiccata vena artistica ma “popolare” e la viralità è assicurata.
  8. Non aspettatevi numeri ma emozioni: i like o i follower che il vostro profilo avrà in seguito ad un progetto arrivano e scompaiono molto rapidamente e non esistono indicatori che possano aiutarvi seriamente con le conversioni.
  9. Come in ogni social network, anche Instagram non fa eccezione. Generate conversazioni e interagite sempre con chi vi segue su Instagram. Non solo durante i progetti.
  10. Fate vedere il vostro lato umano, ossia date visibilità anche a chi lavora dietro quel brand. Instagram è un canale di comunicazione informale e umano.

 

Digital Trasformation: vendere e comunicare online

Domani parteciperò come relatore ad un convegno di Unindustria Ferrara. Parlerò di Digital Trasformation e di apps marketing.

Parte dell’intervento verterà su come monetizzare i contenuti prodotti e veicolati su dispositivi mobile e su come le aziende debbano subito adeguarsi ai profondi cambiamenti in corso nel mercato italiano e internazionale.

 

Aforismi

presi qua e là, certe volte inventati o modificati.
Ecco un elenco in continua evoluzione


Io non mi lamento, agisco 

Un individuo di sesso maschile oggi deve essere ben educato. Deve essere deciso ma non autoritario. Deve essere sensibile ma non molle, Deve essere sicuro ma non spregiudicato 

Stringersi attorno alla bandiera» (rally ‘round the flag) 

Quando è Ammina…c’è urina 

“Ci sono solo due modi per influenzare il comportamento umano: puoi manipolarlo o ispirarlo.”
Simon Sinek


Il lavoro non deve essere inteso solo come mezzo per produrre beni materiali, ma deve anche rispondere alle esigenze spirituali dell’uomo. L’operaio, l’impiegato, il tecnico devono poter trovare nel proprio lavoro un motivo di orgoglio e soddisfazione, e non sentirsi come ingranaggi anonimi di una macchina senza volto. La fabbrica non deve essere soltanto un luogo di sfruttamento, ma un ambiente in cui l’uomo possa sviluppare le sue capacità, le sue idee, il suo senso di appartenenza alla comunità. È questa la vera funzione del lavoro: non solo produrre, ma anche formare e realizzare l’uomo in tutte le sue dimensioni.

[Adriano Olivetti]


Life begins at the end of the confort zone

Schopenhauer lo scrisse: la vita è un pendolo che oscilla fra il dolore” (da “Aglio, olio e assassino” di Pino Imperatore)

Wrong decisions are part of life. Being able to make them work anyway is one of the abilities of those who are successful.” Warren buffets 


La fotografia non sa mentire, ma i bugiardi sanno fotografare» disse il sociologo e fotografo Lewis Hine

libri
Ho scoperto prestissimo che i migliori compagni di viaggio sono i libri: parlano quando si ha bisogno, tacciono quando si vuole silenzio. ” Tiziano Terzani

Sugru: cose pazze dal mondo (che non ho ancora provato)

Metti un intruglio chimico e fallo diventare una cosa fichissima.
Ecco un prodotto molto ma molto smart che ancora non ho avuto modo di provare.

Si chiama Sugru.
Qui un video di presentazione, discretamente folle.

 

Come funziona?
Ecco qua la descrizione presa direttamente dal sito.
In pratica hai una cosa rotta in casa?

Utilizzi questo composto chimico di diversi colori e la ripari, anzi meglio, ci metti una pezza!

Cosa ci puoi fare?
Ovviamente tutto quello che ti passa per la testa: abbellire, riparare, proteggere  ma soprattutto mettere una pezza perché se hai le scarpe bucate puoi rattopparle con sugru che è anche idrorepellente.
Si è rotto il cavo del tuo telefono, attaccalo con Sugru.
Vuoi rendere più comoda l’apertura del rubinetto da esterni e magari metterci un po’ di colore. Tacca ecco fatto!

 

Conclusioni

In attesa di provarla, mi sembra che questo prodotto ricordi il chewing gum di Mac Gyver. Il telefilm che molti di voi ricorderanno aveva come sottotitolo “la mente è la sua migliore arma”.
C’erano alcune puntate in cui MacGyver riusciva a fare cose incredibili con oggetti normali.

Fra questi oggetti anche il chewing gum!
Ecco senza scomodare più di tanto Hollywood mi sembra proprio che questo composto chimico possa stimolare a sufficienza la nostra mente!

La packing List di madrid

 

Per quel che mi riguarda, io viaggio non per andare da qualche parte, ma per andare. Viaggio per viaggiare. La gran cosa è muoversi, sentire più acutamente il prurito della nostra vita, scendere da questo letto di piume della civiltà e sentirsi sotto i piedi il granito del globo appuntito di selci taglienti.”
Robert Louis Stevenson

Non è una frase bellissima?
Viaggiare è una grande passione, io non smetterei mai e infatti passo in viaggio 100 giorni l’anno.
Fra le destinazioni del 2014, sicuramente metto anche Madrid, di cui ho già parlato qui e qui.
Viaggiare è improvvisazione, è essere pronti all’imprevisto ma è anche organizzazione e metodo per sfruttare al meglio il tempo che si ha a disposizione in un luogo.
Avere un bagaglio a mano, leggero è essenziale.
Come lo è la possibilità di fare il viaggio tenendo conto di tutte le condizioni meteo.

Per questo amo le packing list, ecco quella che ho fatto per la due giorni di Madrid, metà di quello che vedrete l’ho indossato.

Eccola

  • 2 maglioni di lana, per questa avventura urbana e anche un po’ mondana non avevo bisogno di capi tecnici
  • 2 pantaloni, ultimamente sto usando quelli prodotti da Cochrane sono elasticizzati e mi permettono di fare movimenti un po’ più atletici per fare delle foto.
  • Occhiali da sole e da vista.
  • 3 camicie: la sera del sabato avevo un impegno mondano e ho preferito portarne una di scorta.
  • Sciarpa non troppo ingombrante di una azienda che adoro: Kolby
  • Dentifricio e Spazzolino
  • Macbook air + cavo
  • Gopro + cavo
  • Iphone 6 + cavo
  • Cuffe noise reduction
  • Cintura in gomma per passare al metal detector senza togliermela

Ho portato abbigliamento intimo e calze da cambiare quotidianamente, non era necessario lavarli visto che sono stato sul posto solo 48 ore.

Avrei voluto portare l’abbigliamento per fare una corsa ma sapevo delle condizioni meteo pessime e volevo evitarmi una doccia fredda, oltretutto non avrei avuto modo di rinfrescare la roba utilizzata durante la corsa.

La borsa non era come solito uno zaino ma una weekender Bag della Diadora linea Heritage.

La weekender bag ha il vantaggio di avere una accessibilità migliore agli oggetti e questo torna particolarmente utile nelle ore di attesa in aeroporto o in treno.