Corsa e accessori: fascia, zaino o cintura?

Su youtube si trovano numerosi video motivazionali dedicati alla corsa.

Questo è il mio preferito

Ce ne sono tanti altri e tutti hanno in comune almeno due cose: spazi aperti e nulla da portare.
La realtà però è diversa: chiavi, telefono, cuffie spesso sono inseparabili compagni di viaggio delle nostre corse ed ecco che dobbiamo attrezzarci per portare con noi questi oggetti.

Vediamo quali possibilità abbiamo:
– zaino da trail
– cintura
– fascia e custodie anatomiche

Zaino da trail
Sono pensati per i supercorridori che hanno l’esigenza vitale di mantenersi idratati.
In realtà sono molto comodi anche per le corse in città in particolar modo fra i commuter cioè quanti vanno a lavorare e studiare in bicicletta o di corsa e hanno la possibilità di fare una doccia una volta arrivati.
Esistono vari modelli, io ne ho acquistato uno della Decathlon.
Li trovo comodi anche per le brevi distanze, mi costringono ad avere una postura più eretta e ad utilizzare maggiormente gli addominali.

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Cintura
Sono pensate per portare piccoli pesi e soprattuto liquidi ed integratori.
Si vedono molto spesso addosso ai maratoneti.
Io ne ho una della Mizuno, le trovo comode ma è importante non caricarle troppo.
Il peso tende a scendere e l’alternativa è stringerle in vita.
D’altro canto lasciandole un po’ larghe, rischiereste un continuo tintinnio addosso e se siete uomini rischiate anche di farvi del male li.

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Fascia e similaria
E’ a mio parere la soluzione che meglio agevola il movimento.
In commercio esistono diversi modelli e ce ne sono un po’ per tutte le tasche.
In questa categoria rientrano le fasce e gli oggetti da portare a mano con speciali guanti o cinghie.
Il limite di questi prodotti è che il carico è ridotto (nella fascia al massimo ci sono degli alloggiamenti per una o due card (carta di credito, documenti o abbonamento).
In aggiunta si può portare dell’acqua. Negli Usa per esempio ho acquistato questo prodotto che mi permette di portare circa un 1litro di acqua con il vantaggio di rinforzare gli arti superiori con un peso supplementare durante la corsa.

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Aziende che ci piacciono: Swims

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Il vero smarttraveller preferisce capi tecnici e multifunzione per portare un solo capo anziché due.
Parlando di capi e accessori tecnici penso alla Swims

La storia

L’azienda è nata in Norvegia. Il prodotto di punta sono le galosce (o calosce, se volte saperne di più andate qui: http://it.wikipedia.org/wiki/Caloscia)  a cui poi si sono aggiunte calzature dallo stile classico ma waterproof.

Il suo fondatore usava le galosce prima nel suo paese natale, poi a Parigi, dove ricorda, veniva spesso preso in giro perchè usava le Converse Chuck Taylor’s (il modello più noto) con le galoscie e infine a New York.
Città bellissima ma con inverni molto rigidi costituiti da venti gelidi e pioggia battente.

Come spesso accade, quando si è alla ricerca di qualcosa che non esiste, si decide di farsela.
Così è stato e così è nata Swims, che aveva come obiettivo il rilancio delle galoscie.
Oggi
L’accessorio piace, basti pensare che Armani ha scelto Swims per una collaborazione avviata nel 2012.
Altro riconoscimento è arrivata dalla blasonatissima John Lobb
Pur avendo una storia piuttosto recente, Swims oggi è una azienda che è passata dalla produzione delle galoscie alla realizzazione di calzature dallo stile classico o hipster realizzate in tessuti idrorepellenti.
Evoluzione oggi estesa agli accessori come borse, ombrelli e ai capispalla.

 

 

La travel shirt

 

Con il termine travel shirt si intende una camicia che potete portare in valigia, da lavare n volte in vacanza senza stirarla e che non abbia per forza un look da boscaiolo finlandese. Per gli americani travel shirt significa essenzialmente: una camicia da esploratore della savana con mille tasche e cordini. 

Ma non perdiamo il focus, puntiamo alle normali camicie a tinte uniche. La sua peculiarità è il tessuto.
Le travel shirt possono essere:

– in lana merino. Non sono molto facili da trovare. Inoltre la lana merino è si termoregolante ma in condizioni di grande caldo non riesce a compiere benissimo il proprio lavoro.
– cotone/jersey: il cotone se trattato bene si stende con il calore del corpo. Prima di indossarla è sgualcita ma non fatevi trarre in inganno. Certo non la userei ad un matrimonio. Ma per una passeggiata in città, senza dubbio.
– materiale tecnico/sintentico. Il problema di quest’ultima categoria è che d’estate non permette sempre una corretta traspirazione e dopo un po’, detto come va detto, puzza. A questo aggiungiamoci, meno importante, ma anche meno smart, il look da esploratore.

La camicia in lana merino viene prodotta dalla Icebreaker almeno quella è l’azienda più nota e che ha pubblicizzato il prodotto. Ma, al momento, non la trovo più sul loro sito. Suppongo sia stata ritirata dal mercato. Nel caso, peccatissimo.
Ovviamente la lana merino trattata non è paragonabile alla lana tradizionale, a cominciare dal peso.
Al momento punto molto sulle camicie in jersey. Ne ho presa una circa 4 anni fa e la uso spessissimo.  Non è necessario stirarla ed è la camicia che maggiormente ricorda quelle da ufficio. Se dunque il vostro viaggio non è una escursione sui monti ma una gita in città e non volete “sfigurare” in un bar del centro, quella andrà bene. La mia ricerca però prosegue in quanto ancora non sono pienamente soddisfatto.
 

I negozi che ci piacciono: Kolby. Una realtà antisocial

i siti di e-commerce e i negozi presenti in tutte le città del mondo sono una grande comodità ma possono portare ad una massificazione del look che non sempre è cosa buona e giusta.


Per fortuna esistono negozi che ci permettono di acquistare prodotti particolari.


Uno di questi negozi è Kolby.
Presente a Roma dal 1978, ma con una storia alle spalle che vedremo fra poco, Kolby é uno di quei negozi che preferisce l’efficienza del vecchio modello di business ai nuovi paradigmi.
Loro non te lo dicono ma te lo fanno capire chiaramente. Funziona così: siamo qui, vieni tu, prova e  possibilmente compra.

Non credo che questa strategia permetterà grandi espansioni ma per i clienti affezionati come me è tutto sommato un valore.

Kolby vende abbigliamento per uomo con uno stile che è difficile incasellare: un po’ vintage americano ed europeo, un po’ minimale,  un po’ casual.
I capi sono per lo più vengono prodotti da loro o comunque in Italia.
Hanno varietà cromatiche ridotte: grigio, marrone, verde scuro, blu e amaranto ma sempre con tonalità intermedie che è difficile trovare in altri capi.

Questi sono realizzati prevalentemente con tessuti grezzi e con uno stile che definirei scazzato, fatto dunque da linee morbide e dal taglio normale (non slim come va di moda oggi per intenderci).
Questi capi li trovate in vetrina con il prezzo, scritto a mano, senza fronzoli e solo per alcuni prodotti troverete qualche riga in più.
Per esempio alcune camicie riportano il cartellino con la descrizione “tela ignorante”.
Si tratta di camicie in cotone con una trama spessa.
Questo permette loro di essere no-stiro in quanto il tessuto si asciuga senza stropicciarsi.
Eppure non lo dicono che è no-stiro!

Ma Kolby non è solo un negozio di abbigliamento, è un pezzo di storia recente per Roma che si sa, di storia ne ha tante da raccontare e non basterebbe una vita per conoscerle tutte.

Tutto ha inizio con Bellina Limentati, una giovane donna che viveva nel ghetto di Roma e che di mestiere faceva la sarta. La sua abilità, legata alla sua abilità di riutilizzare vecchi materiali come coperte e lenzuola per fare abiti le fece aprire il primo negozio in Galleria Colonna. Siamo nel 1922.


Dopo anni di prosperità in Italia arriva il fascismo e le leggi antirazziali che impediscono a Bellina di rimanere aperti.
La storia è ciclica, si sa, è quasi cinquanta anni dopo si ricomincia da dove si era partiti: riutilizzare vecchi materiali per fare nuovi abiti, è il caso dei paracaduti dismessi.


Siamo negli anni 60 e Alberto Sonnino, nipote di Bellina iniziò a lavorare nel negozio dei nonni fino a creare nel 1978 il negozio Kolby, questa volta in via Nazionale.
Più recentemente Daniele Sonnino ha aperto un nuovo negozio in via del Governo Vecchio che per la prima volta prevede anche una linea per la donna.

Hanno un sito internet ma non viene aggiornato da tempo e sui Social network al momento in cui scrivo sono introvabili.
L’unico modo per saperne di più è fare una ricerca on line e scoprire quello che altri hanno scritto di loro in rete. Poco ma sempre con parole di elogio.


Vista la crisi nera che attanaglia il mercato dell’abbigliamento in italia direi che la loro politica alla fine paga.
Quelle volte che riesco a passare per il loro negozio trovo sempre qualche cliente e sempre più spesso si tratta di turisti, mi sembra russi, magari attratti chissà dal passaparola.


Se non siete a Roma come si fa? Beh io ho risolto chiedendo a mia mamma di andarci al posto mio e usando facetime per farmi vedere i prodotti!